Una delle mi ultime letture è il romanzo di esordio di una giovane scrittrice nigeriana : “La ladra di parole” di Abi Daré ci regala un ritratto sincero e disarmante delle giovani donne nella Africa di oggi. Un mondo che conosciamo poco e che dovremmo sentire più vicino a noi.
La ladra di parole
Diciamo che la maggior parte di noi conosce molto poco la realtà del mondo africano, limitandoci alle visioni di resort paradisiaci nella natura incontaminata oppure ad immagini di povertà, miseria e malattia con richiesta di aiuto (che sinceramente spesso condivido).
Ma non sappiamo niente, o quasi, della vita dei villaggi più sperduti e lontani dalle metropoli dove vivono milioni di persone e di come si svolge l’esistenza, in particolare, delle ragazze e delle donne quasi sempre prive di una loro autonomia.
Adunni e la sua storia
Adunni vive in Nigeria, nel villaggio di Itaki ed è una ragazzina piena di sogni ed aspirazioni; vorrebbe andare a scuola e diventare maestra per conquistare la sua indipendenza economica e insegnare ad altri bambini a realizzare i loro sogni. Solo la mamma la sostiene, ma alla sua morte il padre, oberato dai debiti, la costringe al matrimonio con un uomo molto più anziano che ha già due mogli.
Dopo molto peripezie Adunni è costretta a scappare dal suo villaggio e si ritrova a Lagos, la capitale del suo paese, a lavorare come domestica per una ricca commerciante. In realtà vive come schiava in balia dei suoi ricchi padroni, consapevole di esserlo anche senza catene, ma senza mai abbandonare i suoi sogni.
In un paese ricco di petrolio come pochi al mondo, la quasi totalità della popolazione vive un’esistenza misera, fatta di pochi commerci e attività agricole ma priva dei servizi essenziali.
Adunni è giovane, poco istruita e povera, ma è intelligente, sensibile e determinata a raggiungere il suo obbiettivo anche quando il mondo intorno a lei le riserva momenti terribili, ma anche inaspettate opportunità. La sua dolcezza e saldezza morale la fa amare e rispettare da chi la aiuterà ad affrancarsi e a vincere una borsa di studio per ragazze indigenti.
Il linguaggio, le parole e la speranza
La storia, descritta in prima persona, con un linguaggio che anche nella traduzione italiana cerca di mantenere le irregolarità del lessico tipico di una persona con poca cultura, ci porta nel mondo della donne africane, che vivono prive di voce, che devono accettare la subalternità agli uomini anche quando sono traditori e dissipatori delle loro ricchezze.
Terribili le pagine che descrivono il bagno della fertilità di una delle protagoniste (una simpatica e dolce esperta in materia di sostenibilità ambientale) che subisce l’ostracismo della famiglia perché non riesce ad avere figli.
Il romanzo ci racconta una storia triste ma senza pietismo, anzi. Ci dona una speranza e una consapevolezza : istruzione e formazione sono la base per la rinascita di interi popoli, per la conquista dei propri diritti e, come dice Adunni, della propria voce, una voce che sia potente e forte in grado di farsi sentire da tutti.
Il consiglio : leggere tutto di un fiato La ladra di parole di Abi Daré.