In una città come New York ci sono tantissime cose da fare e da vedere e spesso dare un’assoluta priorità non è per niente semplice. Una visita da non perdere assolutamente è quella al Museo di Ellis Island di New York, sull’isola che per diversi decenni è stato il primo punto di approdo per chi cercava di entrare negli USA.
Il Museo di Ellis Island a New York
Proprio di fronte a Lower Manhanttan si possono visitare le due isole, Liberty Island (dove si trova la Statua della Libertà) ed Ellis Island dove di trova il Museo dell’Immigrazione inaugurato nel 1990. Si possono visitare entrambe con il tour delle due isole con il battello che parte da Battery Park, e l’opzione è sempre compresa anche nei City Pass.
Visto che in estate la folla è davvero moltissima, noi abbiamo preferito visitare solo il Museo di Ellis Island, che richiede almeno qualche ora di tempo.
Ellis Island un po’ di storia
Questo piccolo isolotto fu ampliato grazie agli scavi resi necessari dalla realizzazione della metropolitana fra il 1890 e il 1930. La sua attuale estensione, contesa fra New York e New Jersey, fa parte dello stato di New York solo per la zona dove si trova il museo.
Qui si sono presentate oltre 12.000.000 di persone nella speranza di entrare nel nuovo mondo, dove cercare una vita migliore. Prima che si utilizzasse la struttura di Ellis Island, gli immigrati venivano accolti al Castle Clinton (o Castle Garden) a Battery Park, che oggi è la sede della biglietteria dei battelli in partenza per le due isole.
Il Museo di Ellis Island : la storia della immigrazione negli USA
Per visitare questo particolare ed importante museo si percorre lo stesso itinerario che compivano gli emigranti che viaggiavano sui piroscafi in terza classe. Appena sbarcati al piccolo molo del porto dell’isola di Ellis, si entra nell’edificio come fu costruito nel 1900 dopo che la prima struttura federale del 1892 andò a fuoco.
Fino al 1954, quando il centro fu definitivamente chiuso, le persone che speravano di entrare negli USA salivano gli stessi scalini che si salgono oggi entrando nella sala dei bagagli al pianoterra, dove iniziavano le procedure di controllo degli aspiranti americani.
Ancora oggi i bagagli ammucchiati ci dimostrano quanta vita veniva raccolta in poco spazio in attesa di una nuova vita (se avete occasione visitate il Galata Museo del Mare dove si trova la “stazione” di partenza degli emigranti da Genova).
Il Museo di Ellis Island a New York : la visita su tre piani
La grande “Registry Room” ( al secondo piano) era il primo vero passo, in attesa della chiamata per la registrazione ed i controlli medici, molto severi ed attenti : il 20% veniva trattenuto per motivi di salute in attesa della guarigione e il 2% circa veniva respinto e rimandato in continente. I controlli medici avvenivano durante la salita delle scale.
Si veniva chiamati anche dopo diverse ore e la speranza di ognuno di loro era che la pratica fosse la più veloce possibile per varcare la porta che portava a New York e poi verso altre destinazioni americane.
La visita al Museo ci accompagna in tutto il percorso che facevano gli stessi immigrati : da quelli che riuscivano a varcare la porta verso Manhattan a quelli che dovevano sostare per un certo periodo sull’ “isola delle lacrime” a causa delle loro condizioni di salute. Il dormitorio (separato fra uomini e donne) si trova al terzo piano.
Immaginiamo fra le sale quanto dovesse essere difficile e piena di ansia l’attesa degli immigrati seduti sula panche della Registry Room. Nel tempo le regole cambiarono parzialmente: durante la prima e la seconda guerra mondiale chi veniva da paesi potenzialmente nemici era rinchiuso ad Ellis Island. Nel 1920 vennero introdotte delle quote basate sulla nazionalità, che furono eliminate nel 1965.
Prima di ripartire alla volta di Manhatt vale la pena di visitare, all’esterno del complesso il “wall of honor”, il muro con il numero più alto di nomi esistente al mondo : i nomi di tutti quelli che sono immigrati nel corso dei decenni.
Gli USA terra di immigrati : la storia dal 1550 al 1890
Per concludere la visita, è molto interessante tornare al piano terra; qui è narrata la storia dell’immigrazione negli USA (spesso forzata come gli africani rapiti e portati in catene come schiavi) nel corso dei secoli prima che il flusso venisse orientato in una struttura organizzata.
Un modo per valorizzare il contributo determinante alla crescita della nazione da parte di milioni di persone provenienti dall’Europa ma non solo che hanno fatto grande questo paese un vero e proprio miscuglio di origini, tradizioni e lingue parlate.
Per ogni ulteriore informazione potete consultare il Liberty Ellis Foundation.